Falsi miti da sfatare sull’ECommerce
17 Ottobre 2022Il mio lavoro di consulente e digital strategist mi porta spesso a confrontarmi con clienti che hanno la volontà di avviare un progetto ECommerce, ma spesso sono confusi o fuorviati da falsi miti e presupposti sbagliati.
Con questo articolo proverò a fare chiarezza, almeno su alcuni punti fondamentali che sono alla base di qualunque progetto di vendita online. L’approccio che si utilizza nel cantiere di un progetto ECommerce è infatti spesso fondamentale per discriminare tra casi di successo e fallimenti colossali.
Valutiamo insieme quindi 5 falsi miti da sfatare:
1. Vendere online è facile
Niente di più sbagliato. La vendita online è una delle attività più complesse che si possano affrontare, poichè le variabili in gioco sono numerosissime e altrettanto numerosi sono i fattori che concorrono a definire il successo o insuccesso di un progetto ECommerce.
Il cantiere ECommerce richiede diverse fasi di lavoro: una preliminare di business plan in cui valutare, in maniera più o meno accademica, la sostenibilità del progetto a breve e lungo termine, almeno in linea teorica.
Dopodichè si scelgono i partner tecnologici e si affronta il tema dell’implementazione della piattaforma web di vendita, valutando eventuali integrazioni con software gestionali, ERP o sistemi di terze parti. Poi c’è l’aspetto legato ai trasporti e spedizioni, ai servizi di fullfilment e gestione degli ordini e magazzino, che spesso richiedono l’impegno di risorse umane dedicate.
Infine la fase che interessa le attività commerciali e di comunicazione, con le strategie di webmarketing e i budget destinati ad esse.
In altre parole, l’ECommerce non è più “facile” di un progetto di business qualsiasi. Aprire un eshop non è poi tanto più semplice che aprire un negozio fisico, gli aspetti da valutare sono tanti e questo l’imprenditore deve saperlo fin dall’inizio.
2. L’ECommerce richiede budget contenuti
Alla luce del punto precedente, è evidente come l’aspetto legato al budget sia importantissimo. Spesso i budget da mettere in campo in un progetto finalizzato alla vendita online sono ingenti e comparabili a quelli previsti per l’avvio di un’attività nel mondo fisico. Pensiamo al budget necessario alla realizzazione del sito, che è solo una minima parte dell’impegno economico necessario al progetto. Ci sono poi costi di gestione magazzino e risorse umane per la gestione degli ordini e, soprattutto, la voce di costo spesso più corposa: i costi per le attività di web marketing e comunicazione.
Il sito è solo uno strumento, senza opportune attività di promozione e lancio infatti non si riuscirà ad intercettare la giusta quantità di traffico, necessario a generare ordini.
Non è facile fornire dei valori economici a monte, ogni progetto può richiedere un budget dedicato, con forbici che vanno generalmente da poche decine di migliaia di euro fino a centinaia, se non milioni, di euro per i casi più complessi o i progetti più ambiziosi.
3. La cosa più importante è il traffico al sito web
In parte è vero che l’obiettivo di qualunque progetto di web marketing sia portare traffico al sito, perchè più traffico vuol dire più opportunità di conversioni e quindi ordini online. Ma la quantità non è tutto, non è l’unico aspetto da considerare. Spesso è molto più importante la qualità del traffico che si intercetta, puntando a raggiungere utenti perfettamente in target, interessati e soprattutto intercettati nei momenti giusti, quando cioè sono maggiormente propensi all’acquisto.
Questo consente di incrementare il conversion rate a parità di traffico e quindi ottenere più ordini spendendo meno, in altri termini incrementare il ritorno sul’investimento (ROI).
Evidentemente perciò non tutte le fonti di traffico sono uguali, non tutte contribuiscono allo stesso modo a stimolare il funnel di conversione. Utenti intercettati in seguito ad una ricerca su Google spesso sono più propensi alla conversione rispetto ad utenti intercettati sui social o mentre navigano sul web, almeno in linea teorica. Ovviamente ogni progetto richiede una strategia mirata e plasmata sul tipo di business, sul target e sugli obiettivi dati.
4. La scelta della piattaforma CMS per il sito è indifferente
Un falso mito molto frequente, che spesso purtroppo viene veicolato dalle stesse agenzie, è che in fondo qualunque sito vada bene, che è indifferente se il sito viene realizzato in WordPress, Prestashop o altre piattaforme. Niente di più sbagliato!
Sicuramente è vero che non esiste una piattaforma migliore di altre in assoluto, ma ogni progetto richiede una valutazione attenta sulla scelta della piattaforma CMS, in base alle caratteristiche del business, alla sua scalabilità, alle esigenze creative e di comunicazione, alla possibilità di integrazione con sistemi di terze parti, ecc.
Insomma anche in questo caso sono numerose le variabili da valutare. In genere progetti semplici, dove l’esigenza è vendere pochissime referenze di prodotti, si possono accontentare anche di soluzioni entry level, come siti in WordPress (Woocommerce nello specifico).
Ma in tutti i casi in cui le esigenze di gestione siano più complesse o si richieda una scalabilità del progetto, occorre sicuramente optare per soluzioni come Prestashop o Magento nei casi più strutturati.
L’affidabilità, le performance e l’esperienza garantite da un sito web sono un fattore chiave nel definire la qualità del processo d’acquisto e nell’incentivare il conversion rate. Per questo occorre prestare la massima attenzione sulla progettazione del sito e quindi la risposta è “no, non tutti i siti sono uguali”.
5. Il ROI è garantito
L’ultimo falso mito da sfatare è l’idea che in fondo il business online possa godere di un ritorno sull’investimento garantito. In realtà non è cosi e il tasso di mortalità dei progetti ECommerce è altissimo, proprio perchè spesso non si fanno i conti inizialmente o non si affronta una fase di redazione di un business plan.
Per ottenere un ritorno sull’investimento in grado di rendere sostenibile il progetto sul medio-lungo termine, bisogna che almeno i seguenti KPI presentino valori sufficientemente alti:
- valore medio dell’ordine
- marginalità sul prodotto, che consenta di assorbire i costi di promozione e gestione
- conversion rate in grado di garantire un costo di acquisizione basso
Ricordo che tutti questi KPI dipendono dalla bontà della strategia.